CABIRIA 205 <br/>Studi di cinema

CABIRIA 205
Studi di cinema

10,00

CABIRIA 205
Studi di cinema

Formato 16,5x24
Pagine 136
ISBN 978-88-3124-488-6

Chiunque abbia più di 50 anni potrebbe continuare con i versi di Angeli negri, canzone che oggi farebbe rabbrividire i più, ma che un tempo commuoveva le masse e, forse, contribuì a combattere qual- che pregiudizio razziale. La canzone risale al 1948, al film messicano omonimo di joselito Rodríguez, e in Italia l’hanno cantata in molti tra cui, nella versione più celebre, Fausto Leali negli anni Sessanta. Vi si immaginava un «povero negro» che chiede a un pittore di Madonne di inserire nel suo dipinto almeno un angelo nero, a rappresentare «tutti i negri che hanno pianto». Ecco, in un simile spirito di rivendicazione religiosa terzomondista si inseriscono i due progetti di cui si parla nel Laboratorio, due ipotesi di Vangelo inculturato nella realtà post coloniale africana, alla luce delle novità del Concilio Vaticano II. Ne furono autori due regi- sti italiani fra loro distanti, Vittorio Cottafavi e Valerio Zurlini, entrambi legati alla Pro Civitate Christiana di Assisi nei cui archivi sono emersi i documenti che testimoniano quei progetti. Il primo rimase purtroppo tale; il secondo, dopo varie traversie produttive, diventò un film poco apprezzato eppure tutto da riscoprire. Spero che lo sforzo per ricostruire tutti i passaggi di questa vicenda possa non solo interessare chi si occupa di storia del cinema, ma anche appassionare tutti i lettori per i risvolti umani che contiene. Seguono poi, in Analisi, tre contributi di grande livello: la traduzione, a opera di Adriano Aprà, per la prima volta in italiano, di un testo chiave di Louis Skorecki, Contro la nuova cinefilia (1977-1978), introdotto e chiosato con la consueta acutezza dallo stesso Aprà; la crossmedialità tra fumetti e cinema presso la casa editrice Nerbini negli anni del muto, a cura del giovane e valente studioso Massimo Bonura; le utili e argute considerazioni a latere dell’intervento di Rossellini (che si autodefinisce «curiosissimo») al convegno su “Cinema e comprensione delle diverse culture” del 1959 che abbiamo pubblicato nel numero scorso, considerazioni redatte da Elena Dagrada. Infine, in Cineforum, a cura di Massimo Tria, la lettura necessaria di un film necessario come l’ultimo di Agnieszka Holland, premiato a Venezia.Mancano alcune rubriche, ma abbiamo diverse pagine in più.

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