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Di padre in figlio
Giovanni Ansaldo
Formato 15x210
Pagine 182
ISBN 978-88-3124-489-3
Di padre in figlio è una raccolta di racconti che legano tre generazioni della famiglia Ansaldo. Gio-vanni Battista figlio di Giovanni, giornalista e scrittore, e Francesco Gerolamo padre di Giovanni. Francesco Gerolamo è figlio di un altro Giovanni, quello che fu tra i principali artefici della costitu-zione, nel 1853, della Gio. Ansaldo & Co dalla quale prenderà avvio il progetto di industrializza-zione del Regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia poi. È grazie a Giovanni Battista che Fon-dazione Ansaldo ha l’opportunità di pubblicare questo libro. Egli infatti raccoglie e riordina gli straordinari racconti che il padre Giovanni scrive traendo spunto dai resoconti di Francesco Gero-lamo di professione marittimo, dapprima giovanissimo a bordo degli ultimi briganti- ni a vela che solcavano a fine Ottocento le rotte tra Regno Unito e l’Oriente e poi quale capitano di lungo corso sui primi grandi piroscafi, vanto della cantieristica italiana dell’epoca, in servizio a inizio novecento tra l’Italia e le Americhe. I racconti narrano di quest’ultimo tempo, quello delle massicce immigra-zioni che portano al di là dell’Atlantico tanti nostri connazionali in cerca di speranza e fortuna. Ognuno di questi racconti raccoglie lati curiosi, comici e anche drammatici di queste traversate che la penna magistrale di Giovanni dipinge con quel tratto continuo che non permette di interromperne la lettura fintantoché non si arriva all’ultima pagina del libro. È il ritratto di un tempo, con le sue luci e le sue ombre, che qualche lettore dai bianchi capelli potrebbe ricordare ripensando a qualcosa che aveva magari sentito raccontare dai propri nonni e genitori. L’opera è la rappresentazione plastica di un talento familiare che, sotto diverse forme e professioni, lega tra loro queste generazioni regalandoci, a fine libro, un nostalgico desiderio: quella di voler scoprire altri racconti, inediti, per sperare di poter continuarne la lettura. I racconti sono introdotti da una toccante prefazione del pro-fessor Francesco Perfetti, nel ricordo di Giovanni Battista e di Giovanni Ansaldo.
GIOVANNI ANSALDO (1895-1969), annoverato come una delle firme più note del giornalismo novecentesco, discende da una prestigiosa famiglia genovese: il nonno fu uno dei fondatori della ri-nomata ditta Ansaldo e il padre capitano di ma re di lungo corso che ebbe il merito di scoprire nuove rotte commerciali verso l’America. Completati gli studi in giurisprudenza dopo la Prima guerra mondiale, inizia la sua carriera comecronista per «Il Lavoro» fino a diventarne, nel 1922, capo re-dattore. Attorno alla testata ruotano importanti intellettuali come Piero Gobetti con cui inizierà un rapporto di amicizia e di collaborazione sulla rivista «Rivoluzione Liberale». Dapprima fervente an-tifascista, partecipa al manifesto degli antifascisti di Benedetto Croce e nel 1926 viene condannato a cinque anni di confino a Lipari. Riprenderà la professione l’anno successivo grazie alla mediazione di Leo Longanesi, sebbene senza la possibilità di firmare i suoi articoli che saranno siglati con una stella nera, pseudonimo che lo renderà celebre nell’editoria. Una volta allineato alle direttive gover-native fasciste, nel 1936 Costanzo Ciano lo volle direttore del quotidiano «Telegrafo». Dopo la ca-duta del regime fu catturato dai tedeschi e deportato in Polonia e in Germania. Tornato in Italia nel 1945, diresse altri importanti testate giornalistiche quali «Il Borghese» di Milano e «Il Mattino» di Napoli.